TIPOLOGIA - Le Meridiane di Alberto Rebora

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GNOMONICA

TIPOLOGIA

Gli orologi solari possono essere catalogati secondo diversi criteri.
In base ai
modi d’individuare il movimento del Sole:

orologi ad angolo orario , d'altezza, azimutali.

L’orologio ad angolo orario, che il Fantoni fa rientrare nella categoria degli orologi che lui chiama "direzionali", utilizza l’omonima coordinata celeste t che si misura sull’equatore dal meridiano inferiore secondo le seguenti formule:
t = 12 –P est, t = 12 +P ovest dove P è l’angolo al polo che si conta dal meridiano superiore da zero a 12 ore verso est o ovest.

L’orologio d’altezza si basa sull’altezza del Sole all’orizzonte dalla quale si passa all’angolo al polo con la nota formula:




L’orologio azimutale ha come riferimento la direzione del Sole misurata sull’orizzonte. Per comodità si considera l’angolo azimutale che si misura da nord verso est o ovest per 180° anziché l’azimut che è misurato da nord in senso orario per 360°.
La formula che lega l’angolo azimutale all’angolo orario è la seguente:




Abbiamo visto che la misurazione per mezzo della lunghezza dell’ombra in funzione dell’
altezza del Sole fu il metodo più antico usato dall’uomo cui segue quello dell’azimut.


                                     


OROLOGIO SOLARE D’ALTEZZA DETTO DEL PASTORE                        OROLOGIO SOLARE ANALEMMATICO (AZIMUTALE)


L’altra importante classificazione è quella fatta sulla  base dei vari sistemi di misura del tempo:
La misurazione più antica, chiamata a "ore ineguali o temporarie", fu in uso dalla civiltà ellenistica fino agli inizi del Secondo Millennio con diversi nomi:

1) Ore giudaiche, quelle citate nei Vangeli quando trattano la Passione di Cristo. Gesù fu crocefisso all’ora terza (le 9 del mattino per noi).Dall’ora sesta alla nona (tra mezzogiorno e le 15) il cielo si fece buio e all’ora nona spirò (Matteo XXVII, 45-50 e LucaXXIII, 44-46).  
2) Ore planetarie, così dette da Greci e Romani con riferimento all’uso di chiamare i giorni e le ore col nome delle divinità pagane (vedi ad es. Saturday in Inghilterra.) Secondo il parere di alcuni pare dovessero contarsi sull’eclittica ciascuna secondo l’ascensione di mezzo segno.
3) Ore canoniche, che scandivano i momenti di attività della giornata dei monaci.

La giornata è divisa in dodici ore di giorno-chiaro (e dodici della notte) contate dalla prima (che comincia con l’alba) alla dodicesima (che finisce col tramonto) che agli equinozi corrispondono rispettivamente alle sei e alle diciotto dell’ora solare misurata col metodo odierno. In effetti, si tratta di dodici settori compresi in un periodo di tredici ore.
L’orologio a ore diseguali non tiene conto del variare dell’arco orario nelle stagioni e lo divide in ogni momento dell’anno in dodici ore che di conseguenza sono ineguali.
Queste ore furono anche dette temporarie perché variano col cambiare dei tempi (intesi come stagioni). L’impiego di questo sistema è indicato a latitudini prossime all’equatore. Infatti, già a 45° di latitudine ogni ora temporaria d’estate dura circa 75’, mentre d’inverno solo 45’. Nonostante ciò le meridiane a ore temporarie, furono usate anche nell’Europa settentrionale, ma più come segnatempo che come vero e proprio orologio per scandire le ore. Ciò che importava era suddividere la giornata nei vari momenti di preghiera cui s'inframmezzavano il lavoro e il riposo. L’introduzione di questo sistema orario al nord avvenne grazie ai Romani (che si erano spinti sino alla Britannia) e alla successiva diffusione del Cristianesimo nell’Europa settentrionale durante il primo millennio dopo Cristo.




MERIDIANA A ORE TEMPORARIE



Si divideva un semicerchio in quattro parti uguali che erano i tempi principali della giornata: il primo andava dall’alba (prima ora) alla terza, il secondo dalla terza alla sesta (mezzogiorno) il terzo dalla sesta alla nona e infine il quarto dalla nona alla dodicesima (vespro). Un esempio noto è quello inciso su una croce al cimitero di Bewcastle (Cumbria) databile 685.




OROLOGIO SOLARE A  BEWCASTLE

In essa sono presenti le linee temporarie parte di ventiquattro divise in ottavi detti "tide" ciascuno di tre ore. Essa sarebbe il primo orologio solare verticale costruito in Britannia, ma anche la prima meridiana a ore canoniche per la misura del momento  degli uffizi ecclesiastici. La suddivisione dei quadranti in settori non era fatta secondo una precisa regola, ma piuttosto in base alla necessità d’individuare certi momenti della giornata. Il numero delle ore poteva variare e i reperti  lo confermano. Ad esempio in Grecia (Beozia) sulla chiesa di Orchomeno si trova un orologio solare con undici settori e dieci ore numerate con le lettere dell’alfabeto e senza la linea verticale di mezzogiorno. Sul lato sud della chiesa di Ognissanti a Valenzano (BA), un orologio a ore canoniche senza la linea meridiana verticale, i settori sono ancora undici ma le linee segnate, seppure non numerate, sono dodici.



CHIESA DI OGNISSANTI-OROLOGIO A ORE CANONICHE


Le campane battevano le "ore" canoniche secondo la sequenza degli offici che la Chiesa cattolica chiama "liturgia delle ore" che possiamo indicativamente suddividere così: Mattutino alle 4, Laudi all’alba, Prima alle 6, Terza alle 9, Sesta alle 12, Nona alle 15, Vespro al tramonto, Compieta prima di addormentarsi. In effetti, come si è detto, le ore canoniche coprono spazi temporali talvolta differenti e non precisamente definiti.
Tecnicamente alle ore ineguali che abbiamo appena visto, si contrappone un gruppo di 2 sistemi detti a ore uguali a loro volta, divisi in ore mobili e fisse.


Le "ore mobili" convissero con le ore temporarie e poi le soppiantarono.
In questo sistema l’ora di cambio di data muta con le stagioni e per questa ragione sono dette "mobili". Due sono i metodi di computo delle ore che sono uguali cioè tutte di sessanta minuti:
-ore babiloniche col quale si contano le ore dall’alba.



OROLOGIO A ORE BABILONICHE(SEGNATE DAI NUMERI ROMANI) E FRANCESI

-ore italiche o boeme dove si computa il tempo dal tramonto (24-esima ora).
Le prime erano utilizzate dagli abitanti dell’antica Babilonia e poi da Greci e Persiani, mentre le seconde erano, come dice la parola stessa, preferite dagli Italici del Medio Evo.
Entrambi i sistemi furono impiegati in Europa fino al ‘700 e in Italia anche nel secolo successivo, quindi anche gli orologi meccanici erano regolati sull’ora italica. Il tracciato delle ore mobili si può costruire partendo da quello a ore astronomiche. La sua caratteristica principale è che le linee orarie non convergono nel centro dell’orologio. Infatti, esse sono la risultante dell’intersezione del quadrante con i piani che inviluppano un cono con angolo di apertura doppio della latitudine avente per asse lo stilo polare e vertice coincidente con lo gnomone.
L’orologio solare che segue mostra sullo stesso quadrante  le ore astronomiche e le italiche e queste,  anziché essere numerate progressivamente fino alle 24 (che coincidono con l’ ora zero da dove ricomincia una nuova giornata), sono usate per indicare il tempo che manca al tramonto. Pertanto  quando sono le 18 italiche mancano 6 ore al tramonto e così via. E’ interessante notare sul quadrante che le 18 italiche (indicate col 6) s’incrociano con le 12 dell’ora francese sulla linea equinoziale. Infatti solo in quel giorno il dì dura 12 ore: dalle sei del mattino(12 italiche) alle sei di sera (24 italiche).Negli altri giorni dell’anno, con l’aumentare del valore assoluto della declinazione del Sole la durata del dì è differente rispetto a quella della notte e la nostra  meridiana a ore italiche ce ne dà riscontro. Il suo gnomone è la sfera collocata sullo stilo polare che indica le ore astronomiche: basta individuare la posizione dell’ombra della sfera sulla rete delle ore italiche.(1)



(1) Il fenomeno è particolarmente evidente per località molto distanti dall’equatore, quindi con latitudini elevate. All’equatore dove latitudine è zero il dì è sempre uguale alla notte e dura 12 ore.


La discesa di Napoleone in Italia (1796) portò notevoli cambiamenti nell’amministrazione dello stato a livello organizzativo e giuridico tra cui quello dell’introduzione del calendario della rivoluzione e dell’ora astronomica ( detta anche francese) che affiancò e poi sostituì l’ora italica.
Negli orologi solari combinati che seguono i due sistemi orari coesistono, gli  gnomoni sono indipendenti. Da notare che chi ha restaurato la meridiana a ore italiche, evidentemente non conoscendo la numerazione delle ore italiche, ha ripassato col pennello solamente il numero 8 che s’intravvedeva senza sapere che originariamente era 18. Il proprietario del castello, all’interno del quale sono collocate le meridiane, non pare tenesse in gran considerazione  quell’orologio se , come mostra la foto, aveva aperto una finestra in alto nella parte sinistra del quadrante.




La Meridiana che segue è un particolare tipo di orologio a ore italiche detto da campana (o alla campana). Infatti era usata per segnare il tempo dell’Ave Maria che chiudeva la giornata e che si recitava appena buio circa mezzora dopo il tramonto (ora del Vespro). Tale momento era annunciato dal suono della campana. In pratica le ore italiche da campana sono anticipate di mezzora in modo che il tramonto avvenga alle 23.30 e il dì si chiuda alle 24 con l’Ave Maria.


ORE ITALICHE DA CAMPANA

Il modo di dire "portare il cappello sulle 23" è un riferimento all’inclinazione sghemba dell’omonima linea oraria italica rispetto all’orizzonte che segna la 24-esima ora (quella orizzontale del tramonto).
Ad esempio l’orologio solare posto all’inizio di questo capitolo, mostra una doppia misurazione: a ore mobili che mancano al tramonto e indicate dal foro gnomonico, a ore francesi segnate dalla parte posteriore a punta dello stilo polare.
All’inizio parlando di ore temporarie si è accennato al mutare dell’arco orario alle nostre latitudini che influisce sulla lunghezza delle ore, qui invece le ore sono tutte uguali e sul quadrante leggiamo le variazioni dell’arco orario. Nell’economia prevalentemente agricola di quel tempo, contare le ore trascorse dall’alba e sommarle a quelle che mancano al tramonto, era utile per conoscere la durata del giorno-chiaro e quindi delle ore lavorative disponibili. Così, soprattutto nei centri principali si costruivano orologi solari a ore babiloniche combinate con quelle italiche per facilitare questo calcolo. In Austria, Germania e Svizzera se ne possono ammirare esemplari molto belli. Questi orologi che indicavano anche le ore astronomiche fisse (quelle che usiamo oggi per intenderci) insieme alle linee diurne zodiacali erano dei veri e propri abachi sui quali si potevano leggere dati astronomici anche in assenza di Sole. La figura che segue mostra il disegno di uno di quegli orologi datato 1531 ed estratto dal testo Rudimenta Mathematica di Sebastiano Munster. Nella sua parte alta si leggono le indicazioni astronomiche, astrologiche e calendariali che fornisce. In particolare si legge delle ore che l’orologio segna: horas aequales, inaequales, Bohemicas & Italicas. Da notare che non si menzionano le ore babiloniche ma quelle Bohemicas in contrapposizione a Italicas (un errore di Munster). Quindi in passato qualcuno ritenne che le babilonesi si chiamassero anche boeme. In effetti, le ore boeme (ab occasu) presero il nome dall’area principale dov’erano in uso, ma esse furono utilizzate anche in Austria, Polonia Slesia così come lo furono ancora più a lungo in Italia da cui il nome.


OROLOGIO UNIVERSALE CON ORE UGUALI, INEGUALI, BABILONICHE E ITALICHE

Il secondo sistema orario è quello a ore fisse, detto astronomico  , chiamato  anche a ore equinoziali , oltremontane, francesi, tedesche, si basa sull’attuale conteggio civile che fa iniziare convenzionalmente la giornata dalla mezzanotte e la suddivide in ventiquattro ore uguali.  
L’adozione di questo sistema risale agli Arabi e si accompagnò all’impiego dello stilo polare (quell’inclinato parallelo all’asse terrestre). Perché si possa parlare di uso civile dello stesso, si deve però attendere l’epoca della rivoluzione francese. In realtà nel XIII sec. quando furono installati i primi orologi da campanile, le ore temporarie erano ancora in uso. Lo testimonia Dante nella Divina Commedia ad es. nel Purgatorio XV canto prima terzina e un bell’esemplare di orologio a ore temporarie di quell’epoca si trova ancora oggi a Firenze sul Ponte Vecchio.






Le ore ineguali, non si conciliavano con quelle di 60’ degli orologi meccanici, quindi andarono in disuso e a esse subentrarono le ore italiche. L’uso dell’ora astronomica, come si diceva, fu introdotta in Europa con la Rivoluzione Francese. In realtà la misurazione propriamente detta a ora astronomica ha inizio da mezzogiorno e solo per questo differisce da quella francese che inizia a contare da mezzanotte. Questo tipo di misurazione era già noto e utilizzato dagli astronomi per le proprie misurazioni. In Italia questo sistema fu imposto dai francesi con legge della repubblica nel 1798, ma in molte località si continuò a misurare il tempo secondo le ore italiche per almeno altri cinquant’anni. In certi luoghi erano dipinte in coppia a quelle a ore italiche.  Un esempio lo troviamo a Novi Ligure sulla facciata del palazzo Negroni situato nel centro storico in piazza Delle Piane. Si tratta di un complesso gnomonico di notevole interesse. La costruzione risale a poco dopo la battaglia di Marengo (14 giugno 1800). Sulla parte destra vediamo una meridiana a ore italiche combinata con una linea meridiana completa di lemniscata (curva a forma di 8) per la lettura del tempo medio locale.


 


A sinistra, in alto un orologio solare a ora vera locale e nella parte bassa una meridiana con la terminologia dei mesi introdotta con la rivoluzione francese (Vendémiaire, Brumaire, Frimaire ecc). Le settimane erano di dieci giorni, le ore divise in decimi e centesimi.  Caduto il dominio della Repubblica Francese i mesi tornarono ad avere il nome attuale, si ritornò alla numerazione sessagesimale, ma rimase l’uso delle ore "francesi". Questo complesso gnomonico è unico in Italia e in particolare la meridiana a ore decimali, da una ricerca del compianto collega Rigassio di qualche tempo fa, è una rarità sopravvissuta insieme ad altri due orologi in Francia e uno a Boston. Queste sono le due grandi categorie d'identificazione degli orologi solari. Più sistemi di misura e di lettura possono essere presenti sullo stesso orologio. Altre classificazioni si possono fare: in base alla forma e alla posizione della superficie su cui è disegnata la rete oraria, orologi orizzontali, verticali, inclinati, declinanti, sferici, conici, poliedrici. Infine in base al modo di catturare la luce solare: orologi a rifrazione, riflessione, cd, a camera oscura, con gnomoni multi filari, conici, sferici e quanti se ne possono inventare .
Abbiamo già detto della sfera armillare e dell’astrolabio come strumenti per misurare il tempo, in realtà essi appartenevano alla categoria più ampia degli strumenti astronomici. Hans Holbein nel suo famoso dipinto "gli ambasciatori " del 1533 mostra alcuni strumenti astronomici e per la misura del tempo:

http://www.googleartproject.com/museums/nationalgallery/the-ambassadors
Questo dipinto è un importante esempio dell’alto livello della ritrattistica del Cinquecento. Oltre agli innumerevoli significati e interpretazioni che ci propone, si presenta a noi quasi come una summa della cultura d’inizio dell’epoca moderna. Il Rinascimento è caratterizzato da scoperte di nuovi mondi: da quello della colonizzazione delle Americhe a quello della cosmologia e dello sviluppo delle scienze  matematiche a quello dell’arte come conoscenza. Gli ambasciatori sono Jean de Dinteville a sinistra e il suo amico Georges De Selve vescovo di Lavaur. Holbein raffigura i due personaggi e le cose intorno a loro confermando l’idea dell’importanza che questa epoca dà all’individuo. I due erano rappresentanti della Francia presso la corte di re Enrico VIII d’Inghilterra che sappiamo, fu l’uomo del distacco dalla Chiesa romana. Dietro di loro uno scaffale sul quale al piano superiore sono riposti vari strumenti astronomici e al piano inferiore altri riguardanti il mondo terrestre.
Iniziando da sinistra dietro il gomito di Dinteville un globo astronomico con le costellazioni. Simile a una sfera armillare con i cerchi dell’orizzonte del primo verticale e del meridiano sul quale una freccia indica il tempo sul cerchio delle ore eguali. Un semicerchio congiunge nord e sud e probabilmente serviva per calcoli astrologici. Vicino un orologio portatile cilindrico detto in Inghilterra Cylinder o Pillar dial.Ideato nell’XI secolo in Italia, è noto come l’orologio del pastore proprio perché usato da chi conduceva gli animali al pascolo. Collocato su di una superficie piana e orizzontale o tenuto per la cordicella con lo gnomone rivolto verso il Sole, mostra l’ora individuando la sua "umbra versa" sul cilindro in relazione alla data. Accanto ad esso un orologio equatoriale portatile composto di un braccio rotante sul quale è riportata una scala delle declinazioni indicate dai segni zodiacali. Davanti un piano equatoriale con foro quadro da inserire nel braccio e fissare con l’asta che a prima vista potrebbe essere scambiata per uno stilo gnomonico. Dietro all’orologio equatoriale un quadrante d’altezza bianco con la graduazione dell’umbra versa. Segue un orologio poliedrico portatile ad angolo orario. Sulla parte superiore dello stesso si scorge una bussola per il suo orientamento. Gli stili polari di ciascun quadrante dovrebbero essere paralleli tra loro.Dietro in alto e ben in vista il torquetum, uno strumento già noto nel XIII secolo e di cui prima Regiomontano e poi Apiano scrissero.




Si tratta di uno strumento composto di tre piani: orizzontale che è quello di base, equatoriale inclinato sulla base e l’eclittica inclinata sull’equatore con i segni zodiacali. Lo strumento aveva due funzioni principali: osservazione astronomica e trasformazione delle misure rilevate da un sistema di coordinate a un altro. Questo dipinto si distingue per la meticolosità con cui è eseguito quasi a voler porre in risalto il sapere dell’epoca attraverso il tecnicismo degli strumenti. Ai piedi dei due ambasciatori Holbein dipinge l’anamorfosi di un teschio a mo’ di motto di ammonimento come " memento mori ". In alto a sinistra spunta da dietro il drappeggio verde, un crocefisso forse a indicare l’unica via per la salvezza. Se ci si pone sul lato destro del dipinto, si vede il teschio come è spiegato al sito sotto citato.

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Holbein_Ambassadors_anamorphosis.jpg

Holbein per dipingere questi strumenti con i dovuti particolari consultò Nikolaus Kratzer astronomo e costruttore di strumenti astronomici che aveva conosciuto a casa di Tommaso Moro il quale si avvaleva dei servigi di entrambi.  Moro era Lord cancelliere di Enrico VIII ed Erasmo da Rotterdam gli aveva presentato Holbein. Famosi sono i ritratti di questi quattro personaggi eseguiti da Holbein. Nel ritratto di Kratzer sono ripresi alcuni strumenti presenti nel dipinto degli ambasciatori.









 
 
 
 
 
 
 
 
 
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